
Fibra alimentare e invecchiamento sano: cosa ci dice la scienza
Un recente studio condotto dalle università di Tufts e Harvard ha evidenziato un legame significativo tra l’assunzione di fibre alimentari e la qualità dell’invecchiamento. Analizzando i dati del Nurses’ Health Study – che ha seguito migliaia di donne per oltre trent’anni – i ricercatori hanno rilevato che diete ricche di fibre (provenienti da verdure, legumi, noci e semi) erano associate a una maggiore probabilità (fino al 37%) di vivere in salute, con minori rischi di sviluppare malattie croniche e mantenendo capacità cognitive e fisiche intatte anche in età avanzata.
Un’opportunità per l’industria: rilanciare la fibra come ingrediente funzionale polivalente
Il mercato globale degli alimenti ad alto contenuto di fibre è in forte crescita: si stima che raggiungerà i 44,3 miliardi di dollari entro il 2030, con un tasso annuo di crescita del +6,7%. Tuttavia, il suo successo si è concentrato in gran parte sul legame con la salute dell’apparato digerente.
Le nuove evidenze scientifiche sulla fibra come alleata della longevità, offrono l’opportunità di ampliare la narrazione e ridefinire il posizionamento strategico dei prodotti ad alto contenuto di fibre.
Questo cambio di prospettiva permette inoltre di ripensare il ruolo della fibra nella formulazione dei prodotti alimentari, andando oltre al semplice arricchimento finalizzato ai soli claim nutrizionali, promuovendo invece l’impiego di tecnologie avanzate, come la fermentazione.
Oltre l’arricchimento: fermentare la fibra alimentare per aumentarne il valore
Molte fibre alimentari impiegate nei prodotti sono ottenute da sottoprodotti agroalimentari. Oggi, grazie alla fermentazione microbica controllata, queste fibre possono essere valorizzate, migliorando la loro funzionalità nutrizionale e la biodisponibilità dei nutrienti. Non si tratta quindi solo di “riutilizzare” uno scarto, ma di generare ingredienti chiave per la creazione di alimenti funzionali ad alto valore aggiunto.
Crusca fermentata: un ingrediente sottovalutato
La crusca di frumento ne è un evidente esempio. Derivata dagli strati esterni del chicco di grano, rappresenta circa il 14% del peso del grano e viene ancora troppo spesso destinata alla mangimistica. Eppure, è naturalmente ricca in fibra alimentare, composti fenolici, vitamine del gruppo B e minerali essenziali.
Quando sottoposta a fermentazione, la crusca acquisisce caratteristiche ancora più interessanti:
- Aumento della fibra solubile (SDF), con effetti positivi sulla regolazione glicemica, sul colesterolo e sull’attività antiossidante;
- Riduzione dell’acido fitico, antinutriente che può ridurre l’assorbimento di minerali;
- Maggiore biodisponibilità di micronutrienti come vitamine, ferro e zinco;
- Idrolisi dei carboidrati complessi, con un impatto positivo sulla digeribilità.
Questo approccio si integra perfettamente con lo sviluppo di prodotti da forno funzionali, come ad esempio pane o snack integrali ad alto profilo nutrizionale.
Dai prodotti da forno alla pasta: nuove applicazioni concrete
Oltre al mondo della panificazione, la crusca fermentata trova applicazione promettente anche nelle paste alimentari. Come già affrontato in precedenza, l’integrazione di fibre fermentate nelle paste consente di:
- migliorare il valore nutrizionale complessivo, incrementando il contenuto di fibra solubile e micronutrienti;
- ridurre l’impatto degli antinutrienti, favorendo l’assimilazione dei minerali;
- migliorare le proprietà tecnologiche, come la tenuta in cottura, l’elasticità e la struttura, grazie alla parziale idrolisi delle componenti fibrose.
L’applicazione alle paste funzionali è particolarmente interessante anche per prodotti destinati a target specifici come sportivi, anziani, persone con fabbisogni nutrizionali particolari (es. diabete o carenze minerali), contribuendo alla nascita di formulazioni più salutari, digeribili e sostenibili.
Oltre la crusca: esperienze su altre fibre fermentate
Abbiamo già approfondito in articoli precedenti diverse esperienze positive legate alla fermentazione della crusca di frumento, così come di altre fibre alimentari ottenute da sottoprodotti agroindustriali. È il caso della fibra dai semi di lino o dell’okara di soia, dove la fermentazione ha portato all’aumento della fibra solubile ed al miglioramento delle caratteristiche reologiche. Queste attività dimostrano che l’upcycling biotecnologico non è solo sostenibile, ma anche una leva concreta per l’innovazione di prodotto.
Conclusioni
La fibra alimentare non è solo un elemento chiave per la nostra salute e la longevità, ma rappresenta anche un’opportunità strategica per l’industria alimentare. Guardando al futuro, il settore ha la possibilità di ridefinire il ruolo della fibra non solo come componente nutrizionale, ma come ingrediente chiave per prodotti più avanzati, mirati e sostenibili.
Link di approfondimento:
https://jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen/fullarticle/2834202
https://www.mealefood.com/la-crusca-di-frumento-un-sottoprodotto-ricco-di-potenziale/
https://www.mealefood.com/il-potenziale-della-crusca-tra-tradizione-e-innovazione/
https://www.mealefood.com/valorizzare-lokara-di-soia-i-benefici-della-co-fermentazione/
https://www.mealefood.com/una-nuova-pasta-salutare-e-sostenibile-con-i-sottoprodotti-della-molitura/