
La resistenza antimicrobica (AMR) è oggi una delle più gravi minacce alla salute pubblica mondiale. Secondo un recente articolo pubblicato su Nature, il numero di decessi causati da batteri farmaco-resistenti è destinato a crescere rapidamente, con proiezioni che stimano fino a 39 milioni di morti nei prossimi 25 anni.
Nonostante gli impegni internazionali, i dati mostrano che la lotta all’AMR non procede secondo i piani: la ricerca di nuovi antibiotici è in stallo, mentre il consumo globale – sia umano che veterinario – continua ad aumentare.
La crescita globale dell’antibiotico-resistenza
Entro il 2050, la resistenza antimicrobica potrebbe causare fino a 1,91 milioni di decessi all’anno, quasi il doppio rispetto al milione registrato tra il 1990 e il 2021.
Il fenomeno colpirà soprattutto le persone oltre i 70 anni, con un aumento stimato della mortalità del 70% in questa fascia di età. Al contrario, i decessi tra i bambini e i neonati dovrebbero continuare a diminuire grazie ai progressi nelle cure e nella prevenzione.
L’AMR è spesso definita una “pandemia silenziosa”: le sue conseguenze rimangono sottostimate, poiché molti decessi non vengono ufficialmente attribuiti alla resistenza ai farmaci. Tuttavia, gli effetti sulla salute pubblica, sui sistemi sanitari e sull’economia globale sono già significativi.

Crisi di innovazione: la pipeline degli antibiotici si assottiglia
Secondo due recenti rapporti dell’OMS, la filiera produttivaper lo sviluppo di antibiotici mostra segni di forte rallentamento. Nel 2025 saranno disponibili solo 90 antibiotici in fase di sviluppo clinico, contro i 97 del 2023. Tra questi, solo 15 sono considerati davvero innovativi e appena cinque mostrano efficacia contro almeno uno dei batteri “critici” della lista OMS.
L’ecosistema di ricerca e sviluppo è fragile: il 90% delle aziende coinvolte sono piccole imprese, mentre le grandi case farmaceutiche hanno progressivamente abbandonato il settore per mancanza di incentivi economici e bassi tassi di approvazione.
Come sottolinea l’OMS, “senza investimenti mirati e politiche di accesso equo, le infezioni farmaco-resistenti continueranno a diffondersi, minacciando i progressi della medicina moderna”.
Uso veterinario in aumento: l’altra faccia del problema
L’abuso di antibiotici non riguarda solo la medicina umana. Circa il 73% delle vendite globali di antimicrobici è destinato al bestiame, dove vengono impiegati non solo per trattare infezioni, ma anche come promotori di crescita.
I dati mostrano una tendenza preoccupante: l’uso di antimicrobici negli animali è previsto in aumento del 30% entro il 2040 rispetto al 2019. L’Asia e il Pacifico guidano la classifica globale, seguite dal Sud America, a causa dell’elevata produzione di carne e della crescente domanda alimentare.
Ridurre l’uso veterinario è una priorità riconosciuta a livello internazionale, ma le politiche di contenimento avanzano lentamente. L’assenza di sistemi di sorveglianza efficaci nei Paesi in via di sviluppo continua ad alimentare il problema.

Una sfida globale e sistemica
L’uso inappropriato degli antibiotici – sia negli esseri umani sia negli animali – rimane il principale motore della resistenza antimicrobica. Anche nei Paesi con sistemi sanitari avanzati, l’abuso di farmaci continua a essere elevato, aggravando la selezione di batteri resistenti.
I leader mondiali si sono impegnati a ridurre del 10% l’uso globale di antibiotici entro il 2030, ma le proiezioni mostrano che questo obiettivo difficilmente sarà raggiunto.
L’AMR è un fenomeno biologico ed evolutivo: i microrganismi si adattano rapidamente ai farmaci, e l’innovazione scientifica non riesce più a stare al passo. Senza un’azione coordinata su ricerca, regolamentazione e uso responsabile, il rischio è quello di tornare a un’era precedente alla scoperta degli antibiotici, dove infezioni comuni possono tornare letali.
Conclusioni: un’urgenza per la salute globale
La battaglia contro la resistenza antimicrobica richiede una strategia integrata, che unisca innovazione scientifica, gestione etica degli antibiotici e consapevolezza collettiva.
Investire in ricerca, sviluppare antibiotici innovativi e promuovere un uso più razionale in medicina e agricoltura non è più un’opzione, ma una necessità globale per garantire la salute delle generazioni future.
Ci chiediamo come sia possibile che, di fronte a un’emergenza simile, si continuino a rimandare le decisioni.
Forse il vero antibiotico che ci manca è la volontà di agire insieme — scienza, politica, industria e cittadini — per proteggere il bene più prezioso: la vita stessa.
💭 E voi, cosa pensate ci stia trattenendo dal passare finalmente ai fatti?