Kefir e salute metabolica: cosa ci dice la scienza

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Kefir: benefici e impatto positivo sulla salute metabolica

Il kefir, bevanda fermentata tradizionalmente ottenuta dal latte, è da tempo oggetto di crescente interesse scientifico per i suoi potenziali benefici sulla salute. Una recente revisione sistematica pubblicata dalla Nutrition Foundation ha raccolto e analizzato 24 studi di intervento, per un totale di 1.150 partecipanti adulti, con consumi giornalieri variabili da 180 a 600 ml di kefir per periodi compresi tra 2 e 15 settimane.

Metabolismo glicemico

I risultati più solidi riguardano il controllo della glicemia e la sensibilità insulinica:

  • Glucosio a digiuno (FBG): riduzione media di -8,46 mg/dL rispetto ai gruppi di controllo.
  • Indice HOMA (resistenza insulinica): riduzione significativa, soprattutto con consumi medi (fino a 400 ml/die), pari a -1,71 rispetto ai controlli.
  • Emoglobina glicata (HbA1c): riduzione significativa con apporti più elevati (fino a 600 ml/die).

Questi effetti appaiono particolarmente rilevanti per soggetti con sindrome metabolica o diabete di tipo 2.

Profilo lipidico

Anche i parametri lipidici mostrano variazioni favorevoli:

  • Colesterolo LDL: riduzione di circa 9 mg/dL con consumi elevati.
  • Colesterolo HDL: incremento significativo anche con quantità più basse.
  • Colesterolo totale: nessuna variazione significativa.

Marcatori infiammatori e parametri antropometrici

Gli effetti sullo stato infiammatorio sono risultati più limitati: si è osservata una riduzione di TNF-α (rispetto al controllo) e dell’interferone-γ (rispetto al basale), ma l’impatto complessivo è stato inferiore alle attese.
Non sono emerse variazioni significative in termini di peso corporeo, BMI o circonferenza vita.

Conclusioni

La revisione conferma che il consumo regolare di kefir modula favorevolmente il profilo metabolico, con benefici evidenti sul controllo glicemico e sulla sensibilità all’insulina. Tuttavia, restano aperte alcune questioni: la durata relativamente breve dei trial, l’eterogeneità delle formulazioni utilizzate e la bassa numerosità degli studi su specifici marcatori infiammatori rendono necessarie ulteriori ricerche per consolidare l’evidenza.

Link di approfondimento:

https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0939475325005186

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