
Le microplastiche, frammenti di plastica di dimensioni inferiori ai 5 millimetri, sono ormai presenti nei nostri mari, fiumi e laghi, nell’atmosfera e persino nel nostro cibo e nel nostro corpo.
Diffusione nelle acque
Secondo l’Agenzia europea per le sostanze chimiche, ogni anno in Europa si rilasciano nell’ambiente circa 42.000 tonnellate di microplastiche. Nei mari e oceani, la concentrazione media è di circa 102.000 particelle per metro cubo, mentre alcune stime valutano che oltre 8.000 tonnellate siano finite nel Mar Mediterraneo tra il 2006 e il 2016. I laghi e i fiumi non stanno meglio: secondo uno studio del 2023 il lago Maggiore in Italia e il lago di Lugano in Svizzera sono tra i più inquinati al mondo.
Dispersione nell’aria
Le microplastiche presenti nell’aria, derivanti anche dall’usura degli pneumatici, entrano nel ciclo dell’acqua, ritrovandosi nelle nuvole, piogge e neve. I venti trasportano queste particelle nelle zone più remote del pianeta, come alcuni ghiacciai italiani, l’Artico e l’Antartide, dove sono stati trovati fino a 100.000 particelle per metro quadro nei sedimenti.
Impatti sulla salute animale, sulla biodiversità e sulla sicurezza alimentare
L’ampia diffusione delle microplastiche porta all’ingestione da parte degli animali, causando malnutrizione, blocchi intestinali e morte. Ad oggi, 1.557 specie marine e terrestri ne sono state colpite. EFSA ha diffuso un elenco degli alimenti e bevande più a rischio di contaminazione: gamberi, cozze, pesci, sale, birra, zucchero, miele e naturalmente acqua.
Fonti
Le microplastiche derivano da diverse fonti, sia primarie che secondarie. Le primarie sono intenzionalmente aggiunte a prodotti come cosmetici, vernici, fertilizzanti e tessuti sintetici. Le secondarie, invece, si originano dalla degradazione di oggetti e di rifiuti in plastica per l’uso, la luce ultravioletta e le forze naturali come vento e onde.
Danni alla salute umana
Le microplastiche possono entrare nel corpo attraverso aria, acqua e cibo, attraversando le barriere intestinali e raggiungendo organi come reni, fegato, polmoni e cervello. Studi suggeriscono che possono aumentare il rischio di infarti, ictus, malattie ossee, problemi riproduttivi e cancro.
La svolta normativa
La comunità europea sta fortunatamente iniziando ad adottare misure per monitorare l’acqua potabile, limitare/vietare le microplastiche primarie e gestire adeguatamente e limitare la plastica monouso.
Soluzioni
Oltre all’impegno nazionale e internazionale, è cruciale anche il contributo personale. Alcuni esempi: ridurre l’uso di plastica monouso, preferire abbigliamento in fibre naturali, lavare correttamente i capi e smaltire i rifiuti in modo appropriato.
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