SuperShareo: da una società che invecchia a una società che desidera

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care giving sedia a rotelle

Viviamo un’epoca di profonde trasformazioni demografiche e culturali. L’invecchiamento della popolazione, l’emergere del caregiving come competenza strategica, e la necessità di integrare generazioni diverse nel mondo del lavoro aprono nuove sfide e straordinarie opportunità.

In questo articolo esploriamo come la cultura della cura e il valore dell’esperienza possano diventare leve potenti per innovare il futuro.

La demografia italiana: una trasformazione che chiede nuove risposte

La situazione demografica in Italia racconta una storia di cambiamento profondo. Il tasso di natalità è in costante calo: nel 2023 sono nati meno di 400.000 bambini, il numero più basso mai registrato. Contemporaneamente, cresce l’età media della popolazione, oggi attorno ai 47 anni, tra le più alte in Europa e nel mondo.

In Italia, oltre il 24% della popolazione ha più di 65 anni. Il progressivo invecchiamento a livello globale e le dinamiche demografiche raccontano una società che cambia non solo nei numeri, ma nelle necessità culturali e organizzative.

Etàismo e nuove generazioni: una doppia sfida per il mondo del lavoro

Questo scenario influenza profondamente il mondo del lavoro. L’etàismo, ovvero la discriminazione basata sull’età, è presente già nei primi anni di vita: studi dimostrano che già a 6 anni i bambini manifestano pregiudizi verso la vecchiaia. Nel mercato del lavoro, l’etàismo penalizza tanto i lavoratori senior quanto i giovani, vittime di pregiudizi che oscillano tra la presunta obsolescenza e l’inesperienza.

Allo stesso tempo, le nuove generazioni che entrano nel mondo del lavoro manifestano una crescente insoddisfazione. Cercano senso, equilibrio vita-lavoro, opportunità di crescita reale e non solo formale. Le imprese si trovano quindi davanti a una doppia sfida: valorizzare l’esperienza dei lavoratori senior e intercettare i desideri delle nuove generazioni.

Caregiving e SuperShoreo: la cura come nuova competenza strategica

In questo contesto, emerge con forza il tema del caregiving. Sempre più persone, soprattutto nella fascia 35-55 anni, si trovano a svolgere ruoli di cura verso genitori anziani, figli, familiari fragili. Questo impegno, una volta considerato una parentesi privata, sta trasformandosi in un valore riconosciuto anche nel mondo professionale.

LinkedIn, per esempio, ha introdotto nei CV la possibilità di inserire i “Career Breaks”, riconoscendo il valore delle esperienze di vita reale come il caregiving, i viaggi di studio, l’accudimento familiare.

Il caregiving sta assumendo i contorni di una soft skill strategica: chi ha vissuto l’esperienza della cura sviluppa capacità di resilienza, empatia, gestione del tempo, problem solving, ascolto attivo — competenze cruciali per le organizzazioni moderne.

Si sta passando da una narrazione dell’eroe individualista (SuperHero) a quella del SuperShareo: una persona capace di condividere la cura, costruendo reti di supporto, coltivando relazioni autentiche, favorendo modelli organizzativi più inclusivi e umani.

Proprio coloro che hanno sperimentato la cura diventano, oggi, i portatori di desideri nuovi nelle aziende: desiderio di senso, di collaborazione autentica, di benessere diffuso. Non è più il bisogno (che è espressione di una mancanza già nota) a generare innovazione, ma il desiderio: ciò che apre a mondi ancora da scoprire.

Over 50, facilitatori di futuro: integrare esperienza e desiderio

In parallelo, il ruolo delle persone over 50 è destinato a cambiare profondamente. Se in passato venivano spesso viste come un peso o come figure da accompagnare rapidamente alla pensione, oggi gli over 50 e i pre-pensionati possono assumere un ruolo chiave come facilitatori intragenerazionali. La loro esperienza, capacità di mediazione, ascolto e cura può diventare una risorsa strategica per costruire ponti tra le generazioni, trasferire competenze, nutrire la cultura aziendale di resilienza e innovazione.

Alcune aziende stanno già percorrendo questa strada. In Italia, ad esempio, Intesa Sanpaolo ha lanciato programmi di mentoring che coinvolgono lavoratori senior per favorire il passaggio di competenze alle nuove generazioni. Ferrero ha attivato piani di gestione dell’età che valorizzano la presenza degli over 55 in ruoli di facilitazione e supporto. A livello internazionale, Unilever promuove programmi di “reverse mentoring”, dove giovani talenti e senior si scambiano reciprocamente conoscenze ed esperienze, rompendo gli stereotipi generazionali.

Queste figure non devono essere marginalizzate, ma integrate attivamente, riconoscendo il valore che deriva non solo dalle competenze tecniche, ma dalla capacità di generare coesione, senso di appartenenza e capacità di cura all’interno delle organizzazioni.

Le imprese più lungimiranti iniziano a coglierlo: valorizzare il caregiving come patrimonio umano e riconoscere il ruolo degli over 50 come facilitatori è oggi un atto non solo etico, ma anche strategico per innovare i modelli organizzativi, renderli più adattivi, resilienti e capaci di creare valore vero.

Conclusione: un nuovo inizio, insieme

L’Italia, con la sua demografia peculiare, può diventare un laboratorio avanzato di questo cambiamento. Se sapremo ascoltare i desideri che nascono dalla cura e dall’esperienza, trasformeremo la sfida demografica in una grande opportunità culturale ed economica.

La sfida è davanti a noi: costruire imprese e comunità che non si limitino a sopravvivere al cambiamento, ma che lo abbraccino, lo guidino e lo nutrano.

Perché una società che sa valorizzare la cura, l’esperienza e il desiderio è una società che sa rigenerarsi, reinventarsi, rinascere.

E oggi, più che mai, abbiamo bisogno di rinascere insieme.

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