Il richiamo prodotti deve essere chirugico e il consumatore soggetto attivo nella tutela della sua salute: quali soluzioni.

L’adozione della blockchain al sistema agroalimentare renderà chirurgici i richiami dei prodotti dal mercato, ma soprattutto fornirà al consumatore il modo di essere soggetto attivo nel consumo del cibo.

Inoltre, in situazioni di crisiAlimentari, le autorità sanitarie e di controllo potrebbero accedere rapidamente alla storia alimentare del consumatore, come strumento utile per circoscriverne le cause e limitarne le conseguenze per la sua salute.
Cosa ne pensate, lo ritenete possibile?
O anche qui ricadiamo nel diritto alla privacy ostentato per il Covid-19 e dovrebbe essere resa facoltativa la cessione dei dati?

 


L’ultimo caso di richiamo dal mercato in Svizzera di formaggi per rischio di listeriosi stimola una riflessione proprio perché si presenta durante la pandemia Covid-19.

E’, innanzitutto, l’ennesima crisi che il consumatore, le autorità sanitarie e di controllo potevano risparmiarsi.

Non si conoscono ancora i dettagli, fatto sta che la produzione del caseificio Käserei Vogel AG è stata ritirata dal mercato e, considerando la lista di prodotti, c’è da ipotizzare che sia coinvolta l’intera produzione dell’Operatore.

Il rischio Listeria è uno dei più subdoli: in particolare la Listeria monocytogenes (L. m.) presenta conseguenze per la salute elevate che, nei soggetti immunodepressi, porta anche alla morte.

Non sono rari i casi di listeriosi anche nel nostro paese e i formaggi, soprattutto quelli lavorati con latte crudo, sono tra gli alimenti maggiormente coinvolti in crisi di questa natura che, purtroppo, porta alla morte dei soggetti colpiti. Non è da sottovalutare anche la pericolosità su tutti i prodotti di IV e, soprattutto, di V gamma (ready to eat).

 

Le listeriosi sono le crisi alimentari tra le peggiori.

Da parte dei produttori/distributori la tutela della salute pubblica deve essere garantita a priori con la corretta manipolazione degli alimenti (nel caso citato, l’adozione dell’autocontrollo dell’operatore è stata carente).

Per le autorità sanitarie e di controllo, poiché la listeriosi si manifesta anche dopo 20gg dall’assunzione dell’alimento, è difficile l’individuazione delle cause.

Ritengo che siano maturi i tempi affinché l’intero sistema di tutela della salute pubblica disponga di strumenti adeguati, soprattutto alla luce dell’esperienza che stiamo vivendo con il Covid-19.

Se pur possa essere utile, l’istituendo Sistema informatico per la gestione delle informazioni sui controlli ufficiali (IMSOC – art. 131-136 del Reg. 625/2017), non risolve il problema, perché rimane escluso il consumatore.

Infatti, nei casi di listeriosi rimane l’incertezza e l’onerosità delle ricerche (per ogni singolo caso di listeriosi si stima un costo di circa 1 milione di Euro) per ricostruire la storia alimentare dei soggetti coinvolti e per circoscrivere ed individuare il prodotto e l’OSA che ha generato la crisi.

 

Il ruolo del Consumatore

Inoltre, il consumatore rimane ancora soggetto passivo, di cui invece si cerca di sapere tutto sulle proprie abitudini alimentari e non, solo per finalizzare al meglio le attività di marketing.

Peccato che quando c’è da far convergere queste informazioni a tutela della sua salute, i sistemi mancano o quelli operativi non dialogano. Infatti, non si è ancora concepita l’opportunità di mettere a disposizione i dati raccolti alle casse dei PdV, con le varie fidaty card, per indagini in casi di tutela della salute pubblica o per studiare gli stili alimentari ed associarli a patologie o meno e valorizzandone eticamente il loro significato.

Si ritorna al ridicolo problema della privacy, con chi solleva il diritto di tutela, come sta avvenendo per il Covid-19 e per la temuta App Immuni.

Privacy nascosta, ahimè dietro un fiammifero, normalmente ignorata con i nostri smartphone, sempre geolocalizzati, con app attive che ormai ci propongono solo quella parte del mondo a noi più comoda, più confortevole e che ci lasciano lontani da tutto il resto.

Quel resto con cui confrontarsi, difficile da interpretare e comprendere, che fatichiamo ad affrontare e che invece ci farebbe migliorare ed evolvere sul piano privato e sociale.

Auspico, quindi, a breve un tempo in cui il consumatore diventi realmente soggetto attivo, in cui sia nella condizione di scegliere consapevolmente i prodotti alimentari, disponendo sul proprio smartphone delle informazioni su origine, composizione e valori nutrizionali.

Un tempo a breve in cui sia messo, in particolare, nella condizione di poter confrontare in valore e caratteristiche i prodotti di interesse con gli altri disponibili, come avviene negli acquisti di altri beni anche meno necessari ed importanti.

E, soprattutto, per casi come questo in cui la salute pubblica è minacciata, che si possa disporre rapidamente della storia alimentare del consumatore, utile a se stesso ed alle autorità per circoscrivere la cause di simili eventi.

L’uso dei dati così come auspicato ed offertomi dal rischio Listeria citato, è analogo a quanto sta avvenendo per circoscrivere la fonte di contagio da Covid-19: speriamo di essere solo all’inizio di un utilizzo etico delle nostre informazioni su abitudini e stili di vita.

L’adozione della blockchain al sistema agroalimentare dovrebbe risolvere queste limitazioni e falsi problemi, per far evolvere l’intero sistema verso livelli superiori, dove governano valori fondamentali condivisi e utili al progresso della nostra società.

Gianfrancesco Meale

 

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