L’agroalimentare ha confermato la sua importanza, contribuendo a rassicurare la popolazione nella fase iniziale della crisi.
Il sistema ha anche evidenziato le sue criticità, ben presenti prima ed ha visto il cambiamento delle modalità e delle abitudini d’acquisto dei consumatori.
Ne esce un quadro con evidenti inefficienze e contraddizioni, risolvibili incrementando il dialogo tra gli attori della filiera e trasferendo in esso i valori di solidarietà che Noi Italiani manifestiamo nelle emergenze.
Sarebbe un modello basato sulla cooperazione tra gli operatori, che agiscono con fiducia e trasparenza reciproca per abbattere le pareti limitanti esistenti tra fase e fase delle filiere.
Questo scenario trova la sua corrispondenza nella visione sottesa dall’applicazione della #blockchain al sistema e nello sviluppo del modello organizzativo di filiera che essa richiede.
Condividete questo scenario?
Come agireste per accelerare questo cambiamento verso il nuovo sistema ecoagroalimentare?
Il ruolo svolto dall’agroalimentare in questa crisi è stato importantissimo.
Le filiere e la distribuzione ci hanno garantito il cibo. La certezza di questa disponibilità ha contribuito a rassicurare la popolazione.
Saremmo entrati ancor di più in difficoltà, se fosse mancato il cibo.
Il modello complessivo del sistema ha però mostrato le sue criticità.
Sono emersi problemi strutturali: la crisi dei prodotti freschi fortemente deperibili, l’on-line in forte incremento, ma che resta insufficiente e la difficoltà delle grandi superfici della distribuzione con la riscoperta del negozio di prossimità. Una rivalutazione questa certamente legata alla limitazione degli spostamenti, ma purtroppo anche figlia di un modello poco ecologico, basato sulla propensione allo spostamento con l’auto.
Dall’altra il cambiamento del comportamento d’acquisto del cliente. Soprattutto il rafforzamento della tendenza del precrisi per l’acquisto di prodotti di qualità.
Il prolungarsi dell’emergenza non farà altro che incrementare queste dinamiche.
Il Covid-19 ha certamente messo sotto gli occhi il problema della qualità del cibo, perché si è riconosciuto il valore della qualità della vita. Più durerà la “fase 2” più verranno consolidate le nuove abitudini.
Nel post crisi occorrerà, in primo luogo, soddisfare la ricerca del valore, dei prodotti fatti bene: della qualità italiana.
Perché il consumatore non vorrà tornare indietro.
La sfida del sistema sarà recuperare efficienza e fornire un prodotto top di gamma con un prezzo accessibile.
In generale, è il momento di mettere in discussione il modello operativo della filiera, che già prima non andava, per snellire e per recuperare contribuzione e spostarla su famiglie e coltivatori/allevatori.
In primo luogo, occorre andare oltre la compartimentazione che esiste orizzontalmente nelle filiere.
Penso che i valori emersi (la solidarietà, la forza d’animo, l’aiuto e la fiducia verso l’altro, una umanità che noi italiani esprimiamo sempre nell’emergenza) debbano essere conservati per essere rafforzati nel post emergenza.
Valori che sarebbero il collante strutturale necessario di cui abbiamo bisogno e che sarebbe da esportare anche a livello socio/economico e politico.
E’ ora di concepire un nuovo modello ecoagroalimentare che riduca le inefficienze delle filiere, basato sulla cooperazione tra gli operatori del settore, sulla fiducia e sulla trasparenza in modo da abbattere le pareti esistenti tra fase e fase.
Questo scenario trova la sua corrispondenza nella visione sottesa dall’applicazione della blockchain al sistema e nello sviluppo del futuro modello organizzativo di filiera che essa richiede.
“Prima della tecnologia, il modello futuro”
Il sistema a cui tendere può essere già facilmente delineato dando seguito alle richieste dei consumatori, finalizzando le direttive del legislatore e, soprattutto, eliminando le contraddizioni interne al sistema.
Occorrono menti visionarie aperte a ridisegnare il rapporto dell’uomo con il cibo e, di fondo, con la natura.
“Il cibo è di tutti”
E’ un “dono” che non potrà avere padroni in futuro e che spetta a tutti, in modo sano e sufficiente.
“E’ ora di iniziare. Noi ci siamo”