La sindrome ADHD e additivi negli alimenti

L’autore, il Dott. Domenico Tiso, tratta il tema della sindrome ADHD, acronimo inglese di Disturbo da deficit di attenzione e iperattività .

La sindrome dipende da fattori genetici, nascita prematura, uso di alcool e tabacco da parte della madre, esposizione a elevata quantità di piombo nella prima infanzia.

Ma sempre più evidenze scientifiche, documentano la correlazione tra questa malattia e il consumo di alimenti contenenti additivi chimici.

 


Eravamo agli inizi degli anni ottanta, quando si cominciò a parlare, più appropriatamente, di un disordine neuropsichico dell’infanzia e dell’adolescenza, un disturbo per cui i bambini apparivano distratti, disattenti e troppo vivaci, con effetti negativi nel rendimento scolastico, nei rapporti con i compagni e nella vita sociale.

La malattia fu inserita nei testi di psichiatria con il nome di “Disturbo da deficit dell’Attenzione ed Iperattività” (ADHD , acronimo per l’inglese Attenzione Deficit Hyperactivity Disorder).

Da allora il numero di bambini, affetti da ADHD, è andato progressivamente crescendo negli anni.

Negli Stati Uniti d’America i bambini in terapia con psicofarmaci erano 150.000 nel 1970 e 11 milioni a fine 2004; in Italia “il disturbo è tanto comune nella popolazione scolastica, quanto poco conosciuto non solo tra gli insegnanti, ma anche tra gli stessi medici e psicologi su tutto il territorio nazionale ”(*).

Nel settembre 2008, il National Institute for Health and Clinical Excellence (NICE) ha definito nuove linee guida per il trattamento farmacologico dei bambini con sindrome da deficit di attenzione e iperattività asserendo che i medicinali devono essere prescritti solo nelle forme severe di ADHD. Per le forme moderate, il primo approccio deve essere la formazione di genitori ed insegnanti e il fine di aiutare il bambino a comportarsi correttamente.

 

Ma da cosa dipende la sindrome ADHD?

Oltre a fattori genetici, nascita prematura, uso di alcool e tabacco da parte della madre, esposizione a elevata quantità di piombo nella prima infanzia, sempre più evidenze scientifiche documentano la correlazione tra questa malattia e il consumo di alimenti contenenti additivi chimici.

Il primo a sospettare una correlazione tra iperattività dei bambini e coloranti e additivi alimentari di Benjamin Feingold, un pediatra allergologo californiano che nel 1973 propone un ritorno all’alimentazione priva di queste sostanze.

Nel 2004, l’utente dell’Università di Southampton ha documentato che alcuni bambini erano decisamente iperattivi quando consumavano una dieta con alimenti contenenti coloranti e conservanti mentre diventavano meno iperattivi nel periodo in cui i cibi contenenti sostanze artificiali erano stati eliminati dal loro menù (1).

I coloranti e gli additivi artificiali che si trovano frequentemente negli alimenti convenzionali, ma non in quelli biologici, scatenano quindi i comportamenti iperattivi dei bambini.

Ciò è quanto emerge anche da una ricerca pubblicata sulla rivista Lancet (2) nel 2007 che ribadisce i risultati già emersi in studi precedenti e anticipa le conferme di studi successivi (3). In particolare, lo studio di Lancet, dimostra che i coloranti e gli additivi chimici presenti in bibite e alimenti incrementano l’iperattività dei bambini di età compresa tra i 3 ed i 9 anni.

Secondo i dati dell’indagine sono molti i coloranti e gli additivi pericolosi in quanto “ipereccitanti”, per esempio il giallo arancio S (E110), la carmoisina (E122), la tartrazina (E102), il rosso ponceau (4R) e il sodio benzoato (E211).

Andrew Wadge, responsabile scientifico dell’Autorità Britannica, ha anche proposto di eliminare i coloranti sospetti dalla dieta dei bambini che ha difficoltà di concentrazione e segni da iperattività.

Altre ricerche, oltre a sottolineare la nocività degli additivi alimentari, identificano alcuni nutrienti che possono, viceversa, aiutare a combattere la sindrome ADHD (4, 5).

In particolare si fa riferimento allo zinco, al ferro, al magnesio e agli acidi grassi omega-3.

Alla luce dei risultati emersi da ricerche si accredita e sempre più numerose, auspichiamo che vengano riscritte le regole per un uso più attento e responsabile degli additivi nei prodotti alimentari e dato sempre maggiore peso alla qualità nutrizionale degli alimenti.

Intanto, possiamo fare appello al buon senso e scegliere cibi più sani. Gli alimenti biologici, ad esempio, ci offrono ottime opportunità in termini di qualità nutrizionale (6) e assenza di sostanze nocive (7).

Una scelta semplice e percorribile con facilità che può offrire molti benefici per il saluto, nostra e dei nostri figli.

Domenico Tiso – Presidente ASAS (Associazione per la salute correlata all’Alimentazione e agli Stili di vita)

 

Fonti

(*) Sono le parole del Prof. Carlo Cianchetti, direttore della Clinica di Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Cagliari e Presidente dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che introducono il manuale indirizzato ai genitori e agli insegnanti “Che cos’è l’ADHD”.

1. Bateman B, Warner JO, Hutchinson et al. The effects of a double blind, placebo controlled, artificial food colourings and benzoate preservative challenge on hyperactivity in a general population sample of preschool children. Arch Dis Child 2004;89:506-11

2. McCann D. et al. Food additives and hyperactive behaviour in 3-year-old and 8/9-year-old children in the community: a randomised, double-blinded, placebo-controlled trial. Lancet. 2007 Nov 3; 370(9598):1560-7

3. Silfverdal SA et al. Food additives can increase hyperactivity in children. Results from a British study confirm the connection. Lakartidningen. 2008 Feb 6-12;105(6):354-5

4. Richardson AJ. Omega-3 fatty acids in ADHD and related neurodevelopmental disorders. Int Rev of Psychiatry 2006;18(2):155-172

5. Sinn N. Nutritional and dietary influences on attention deficit hyperactivity disorder. Nutr Rev. 2008 Oct;66(10):558-68

6. L. Di Renzo et al. Is antioxidant plasma status in humans a consequence of the antioxidant food content influence? Eur Rev Med Pharmacol Sci. 2007 May-Jun;11(3):185-92I

7. Chensheng Lu et al. Organic Diets Significantly Lower Children’s Dietary Exposure to Organophosphorus Pesticides. Environ Health Perspect. 2006 February; 114(2): 260–263

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