E’ indubbio che le “New Breeding Techniques” (NBT) sono un’evoluzione rispetto agli OGM da un punto di vista delle tecniche, della versatilità applicativa e, soprattutto, del relativo approccio etico.
Riteniamo che sia giunto il momento di approfondire ed andare oltre il concetto di tradizionale che vincola e rischia di limitare il nostro sistema agroalimentare, di fronte alle sfide che il settore inizia a vivere.
Queste tecniche rappresentano una leva fondamentale per affrontare i cambiamenti climatici e per arrivare alla sostenibilità. Nei prossimi anni le varietà che sono alla base dei nostri prodotti, compresi quelli tipici, saranno sempre più in pericolo per le condizioni climatiche e le nuove specie infestanti emergenti, occorre perciò una tecnologia efficace che si possa applicare in modo mirato, con investimenti limitati ed in piccoli numeri.
In questo modo si potrà salvaguardare la biodiversità e ridurre nel contempo la dipendenza dai pesticidi.
Il tema NBT è particolarmente divisivo, da una parte molti scienziati evidenziano le peculiarità dei prodotti NBT e ne esaltano la tecnologia per costi e sostenibilità, dall’altra l’allarme delle associazioni del Biologico ed ambientaliste.
E’ indubbio che le “New Breeding Techniques” (NBT) sono un’evoluzione rispetto agli OGM da un punto di vista delle tecniche, della versatilità applicativa e, soprattutto, del relativo approccio etico.
Riteniamo che sia giunto il momento di approfondire ed andare oltre il concetto di tradizionale che vincola e rischia di limitare il nostro sistema agroalimentare, di fronte alle sfide che il settore inizia a vivere. Queste tecniche rappresentano una leva fondamentale per affrontare i cambiamenti climatici e per arrivare alla sostenibilità. Nei prossimi anni le varietà che sono alla base dei nostri prodotti, compresi quelli tipici, saranno sempre più in pericolo per le condizioni climatiche e le nuove specie infestanti emergenti, occorre perciò una tecnologia efficace che si possa applicare in modo mirato, con investimenti limitati ed in piccoli numeri.In questo modo si potrà salvaguardare la biodiversità e ridurre nel contempo la dipendenza dai pesticidi. Il tema NBT è particolarmente divisivo, da una parte molti scienziati evidenziano le peculiarità dei prodotti NBT e ne esaltano la tecnologia per costi e sostenibilità, dall’altra l’allarme delle associazioni del Biologico ed ambientaliste.
Il 16 gennaio la Commissione Agricoltura alla Camera ha esaminato quattro decreti tecnici (208, 209, 211 e 212) presentati dal MIPAAF. Il contenuto dei decreti, fortemente voluti dal Ministro (MIPAAF) spaziava dalla commercializzazione delle sementi all’apertura alla sperimentazione delle piante ottenute dalle nuove tecnologie di miglioramento genetico NBT. Il Senato aveva espresso, il 28 dicembre scorso, un voto favorevole a questi decreti, ma alla Camera è andata diversamente. La Commissione ha infatti approvato i decreti solo condizionalmente, con la richiesta di eliminare tutti i riferimenti alle NBT. In sostanza la Camera ha chiuso le porte a queste tecnologie.
Cosa sono le New Breeding Techniques Le NBT utilizzano recenti tecniche di “genome editing” (come le procedure Crispr oggetto del Nobel per la chimica 2020) e si basano sulla “cisgenesi”, il trasferimento di uno o più geni di un individuo di una determinata specie nel genoma di un individuo della stessa specie. Nelle piante sottoposte a NBT si interviene cambiando alcune lettere del Dna già presenti in modo da migliorare il prodotto, senza utilizzare alcun genoma estraneo. In questo modo si ha un’accelerazione della mutagenesi naturale che le specie potrebbero avere naturalmente o sotto l’azione di fattori mutageni nell’ambiente. Per molti scienziati, le mutazioni così ottenute sono mirate ma indistinguibili da quelle naturali o da tecniche storiche di miglioramento genetico. Queste tecniche hanno già permesso di ottenere:
varietà resistenti alle malattie o alle condizioni climatiche sfavorevoli
alimenti migliorati nei loro componenti attivi da un punto di vista nutrizionale.
Approcci nazionali e sovranazionali alle NBT Nell’UE, la Corte di Giustizia europea ha stabilito, con decisione del 25 luglio 2018, che gli organismi modificati tramite genome editing rientrano nell’ambito di applicazione della direttiva UE sugli organismi geneticamente modificati (OGM). Sono quindi proibiti di fatto la sperimentazione in campo e la coltivazione. È riscontrabile tuttavia un cambio di visione della Commissione europea in quanto che il “genome editing” è stato inserito nella strategia “Farm to Fork” come strumento per realizzare gli obiettivi di sostenibilità tracciati dal Green Deal. Inoltre l’EFSA, tramite valutazione scientifica del 24 ottobre 2020, ha concluso che:
le NBT non implicano maggiori rischi rispetto al miglioramento genetico tradizionale
potrebbe essere sufficiente una minor quantità di dati per valutare i rischi connessi alle NBT a causa della non introduzione di nuovo DNA.
Cosa succede negli altri paesi Nell’UK, il segretario dell’Ambiente George Eustice ha avviato nel mese corrente una consultazione pubblica per regolamentare le NBT in modo diverso rispetto agli OGM. In Giappone, sono state già stabilite linee guida normative per l’autorizzazione al commercio dei prodotti sviluppati con la tecnologia NBT, diversificate da quelle per gli OGM. In base a questa normativa è stato già dato il via libera alla commercializzazione della prima varietà di pomodoro NBT. In Italia occorre superare gli ideologismi per comprendere la natura e la reale portata delle NBT. Il tema NBT è particolarmente divisivo, da una parte il tentativo di aprire le porte a una agricoltura che prova a modernizzarsi con nuove tecniche genetiche, dall’altra l’allarme lanciato dalle associazioni del Biologico ed ambientaliste. Opinioni favorevoli Per Riccardo Velasco direttore del Crea Viticoltura e Enologia:
La direttiva EU 2001 sugli Ogm è cosa antica e le tecniche NBT non hanno niente a che fare con quelle di 30 anni fa
Il genome editing consente di produrre cloni della stessa varietà di piante da frutto e da vite, migliorati nelle caratteristiche e non Ogm.
Le tecniche NBT non disperdono la biodiversità in quanto migliorano e valorizzano le specie autoctone
E’ una biotecnologia democratica, che può essere applicata con costi moderati anche a produzioni di nicchia per la difesa delle loro tipicità.
Anche per Luigi Barbaresco, professore all’Università Cattolica:
L’equiparazione tra genome editing e OGM non è corretta da un punto di vista scientifico in quanto non si incrociano geni di specie diverse.
I nuovi individui prodotti da NBT sono da considerare cloni dato l’intervento simula quanto la natura fa normalmente, in pieno campo ed in modo casuale, da millenni e che viene valorizzato mediante la selezione clonale.
Per l’assessore regionale lombardo all’Agricoltura Fabio Rolfi: “… la sostenibilità in agricoltura non si ottiene con l’ideologia, ma con il pragmatismo e l’innovazione. Confondere il miglioramento genetico delle NBT con gli OGM, come fanno alcune sigle ambientaliste, significa volere generare confusione attraverso scorciatoie ideologiche …”. Per il presidente dela CIA Dino Scannavino: ” … dopo l’apertura Uk all’autorizzazione delle innovazioni genetiche, è urgente l’intervento di Bruxelles su una legislazione obsoleta che vieta le biotecnologie premiate nel 2020 col nobel per la chimica …”. Opinioni sfavorevoli Almeno 25 sigle ambientaliste o operatori del biologico, da Legambiente a AIAB passando per Slow Food, hanno espresso il loro disaccordo ai DDL sostenendo che “l’approvazione dei decreti sulle NBT costituirebbe un grave attacco alla nostra filiera agroalimentare, al principio di precauzione, ai diritti dei contadini, nonché la violazione della sentenza della Corte Europea di Giustizia che equipara nuovi e vecchi OGM”. Inoltre che “DOP, IGP, vini di qualità, produzione biologica, prodotti dei territori, varietà locali e tradizionali potranno essere contaminate da prodotti ottenuti con le nuove tecniche di genome editing che non saranno etichettati come OGM e quindi saranno irriconoscibili per i consumatori”. Per le associazioni, le sanzioni per il rilascio ambientale di OGM contenute nei decreti sono esigue, senza funzione deterrente, e quindi aprono alla possibilità immediata di sperimentazione in pieno campo. Possibili proposte per conciliare scienza e opinione pubblica Per rendere concrete le prospettive di sviluppo di queste tecnologie, i paradigmi scientifici da soli non bastano, è necessaria una “governance” condivisa (a livello internazionale) non solo dalla comunità scientifica, ma anche dalla società, perché solo così l’innovazione porterà vantaggi a tutti gli attori delle varie filiere agroalimentari, dai produttori ai consumatori.
Un articolo recentemente pubblicato su Science da un gruppo interdisciplinare (Dryzek et al., 2020*), auspica l’intervento di una assemblea deliberante composta da semplici cittadini, persone scelte in base a criteri di rappresentatività, convocate per partecipare a incontri con esperti sulla materia, farsi una propria opinione e redigere un documento. * Dryzek J.S. et al. (2020) – Global citizen deliberation on genome editing. Science, 369,6510: 1435-1437 Il documento dovrà riportare criticità e raccomandazioni che potranno essere una guida per organismi internazionali, governi nazionali, la società civile e il settore privato. In questo modo l’opinione pubblica risulterà da un discorso inclusivo e competente supportato da evidenze scientifiche collegate ad aspetti valoriali.
Ci sono 3 ragioni per cui quanto sopra riportato rappresenta una buona idea:
i semplici cittadini credono di più a quanto detto dai loro pari che dai politici;
la attuale mancata connessione tra competenze scientifiche e l’aspetto valoriale, che deve essere invece attivata;
la generazione di un pensiero necessario nelle decisioni governative dove il giudizio ponderato di semplici cittadini può mettere in evidenza aspetti non considerati da stakeholder, da attivisti o da politici.
Gianluca Petruccioli
Gianfrancesco Meale