Ridurre lo spreco alimentare in Italia: rapporto 2025 e strategie per industria e famiglie

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Cumulo di frutta e verdura gettata in un cassonetto, simbolo dello spreco alimentare e delle perdite di cibo nel mondo e in Italia.
Spreco alimentare: frutta e verdura nei rifiuti

Il 29 settembre 2025, in occasione della 6° Giornata Internazionale della Consapevolezza delle Perdite e degli Sprechi Alimentari promossa dalle Nazioni Unite, l’Osservatorio Waste Watcher International ha diffuso il nuovo rapporto sullo spreco alimentare in Italia. I dati evidenziano progressi, ma ancora insufficienti, con un divario significativo rispetto all’obiettivo di dimezzare gli sprechi alimentari entro il prossimo decennio.

Spreco alimentare nel mondo: dati e impatti ambientali

A livello globale, un terzo del cibo prodotto, pari a 1,05 miliardi di tonnellate ogni anno, viene perso o sprecato. Di questo spreco, il 19% si verifica lungo la filiera finale (vendita, ristorazione, famiglie) e il 13-14% già nelle fasi di produzione e raccolta.

Tutto ciò convive con una grave crisi alimentare: 673 milioni di persone soffrono la fame e oltre 2,3 miliardi vivono in condizioni di insicurezza alimentare. Lo spreco è anche un problema ambientale: il 28% dei terreni agricoli e circa 250 km³ di acqua dolce vengono impiegati per produrre alimenti che finiscono nella spazzatura.

Spreco alimentare in Italia 2025: i numeri del nuovo rapporto

Il rapporto 2025 mostra che in Italia lo spreco medio settimanale è pari a 555,8 grammi pro capite, superiore alla media UE e più alto di Paesi come Germania (512,9 g), Francia (459,9 g), Spagna (446,5 g) e Paesi Bassi (469,5 g).

Nonostante un miglioramento rispetto al 2024 (683 g), il traguardo resta lontano: lo spreco settimanale dovrebbe scendere a 369,7 g pro capite per un livello sostenibile.

Le differenze territoriali sono marcate: l’Italia centrale è più virtuosa (490,6 g), seguita dal Nord (515,2 g) e dal Sud (628,6 g). Le famiglie con figli risultano mediamente più attente, con uno spreco ridotto del 17% rispetto a quelle senza figli.

I cibi più sprecati sono frutta fresca (22,9 g), verdura fresca (21,5 g) e pane (19,5 g), seguiti da insalate e tuberi.

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Spreco alimentare: consapevolezza alta ma comportamenti incoerenti

Il 95% degli italiani dichiara attenzione al tema, ma i comportamenti quotidiani spesso non sono coerenti. Solo il 39% utilizza alimenti appena scaduti se ancora in buono stato, il 37% valuta attentamente le quantità da cucinare e appena il 35% compila regolarmente la lista della spesa.

Le principali cause di spreco individuate:

  • frutta e verdura che deperiscono rapidamente (37%);
  • cibi acquistati già poco freschi (29%);
  • dimenticanza degli alimenti in frigo (31%);
  • acquisti eccessivi spinti dalle offerte (29%);
  • paura di restare senza scorte (31%).

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Conservazione domestica e catena distributiva: innovazione contro lo spreco

Un anello critico dello spreco alimentare riguarda la fase finale della catena, dalla distribuzione alla conservazione domestica.

Oggi i frigoriferi domestici offrono quasi sempre due sole aree di conservazione – positiva e negativa – mentre la varietà dei prodotti richiederebbe temperature differenziate (frutta, verdura, latticini, carne, pesce, piatti pronti).

Soluzioni innovative possono ridurre lo spreco e migliorare la sostenibilità:

  • frigoriferi con comparti separati e accessibili singolarmente per preservare la catena del freddo e ridurre consumi energetici;
  • etichette e packaging intelligenti che segnalino lo stato di conservazione;
  • indicazioni chiare sulle corrette temperature di stoccaggio;
  • app e sistemi digitali per monitorare scadenze e quantità disponibili.

Consumatori e operatori: un’alleanza strategica contro lo spreco

Nel contesto professionale, la riduzione dello spreco non può ricadere solo sulle famiglie. Il consumatore deve essere considerato un alleato della filiera agroalimentare, da accompagnare verso scelte più consapevoli.

Per l’industria e la distribuzione significa passare da logiche di spinta all’acquisto – che generano eccedenze e rifiuti – a logiche di fidelizzazione basate su trasparenza e rispetto.

Offrire informazioni chiare su quantità, conservazione e valore degli alimenti permette di instaurare fiducia e di orientare comportamenti sostenibili. Un consumatore che riconosce il valore del cibo non è solo un cliente fedele, ma un partner attivo nella costruzione di un modello alimentare più etico.

Educazione alimentare: la chiave per ridurre lo spreco di cibo

Lo spreco alimentare domestico si combatte soprattutto con una maggiore cultura del cibo.

Insegnare a fare acquisti consapevoli, a conservare correttamente e a valorizzare ogni alimento, anche attraverso ricette antispreco, è un patrimonio di competenze da diffondere nelle scuole, nella ristorazione e attraverso iniziative dedicate.

Un consumatore informato riduce il cibo a merce sprecata e lo riconosce come risorsa preziosa.

Conclusioni: il cibo come bene comune da tutelare

La vera sfida per l’Italia non è soltanto allinearsi ad altri Paesi europei, ma costruire una cultura condivisa del valore del cibo.

Non si tratta di inseguire traguardi numerici, ma di promuovere una gestione concreta e rispettosa del cibo, ricordando che ancora oggi milioni di persone non hanno accesso a un’alimentazione adeguata.

Solo attraverso l’impegno congiunto di cittadini consapevoli e filiere responsabili sarà possibile trasformare il cibo da prodotto sprecato a bene comune da tutelare e condividere.

Strategie contro lo spreco alimentare: industria e consumatori a confronto

tabella finale

Link di approfondimento:

https://www.sprecozero.it/

https://www.greenreport.it/news/approfondimenti/57938-nel-mondo-si-buttano-1-5-tonnellate-di-cibo-lanno-1-3-della-produzione-in-italia-mezzo-kg-pro-capite-a-settimana

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