Lo stato attuale
- Gli imballaggi alimentari tradizionali a base di plastica derivata dal petrolio costituiscono una delle principali fonti di inquinamento ambientale.
- L’industria agroalimentare, in particolare, produce ingenti quantità di scarti vegetali non valorizzati, che finiscono per lo più in discarica o nell’inceneritore.
- Nel contempo, cresce l’esigenza di soluzioni sostenibili in grado di ridurre il consumo di risorse non rinnovabili e l’impatto della plastica sul pianeta.
La ricerca dell’Università di Belo Horizonte
Un recente studio ha indagato la possibilità di trasformare gli scarti di manioca (cassava) – in particolare le bucce esterne (periderma) e quelle interne (corteccia) – in bioplastiche attive con proprietà antimicrobiche. Il team di ricercatori ha:
- estratto l’amido dalla manioca scartata, separando i campioni con periderma (WCP) e senza periderma (NCP);
- formulato soluzioni filmogene a base di amido, acqua, glicerolo (come plastificante) e olio essenziale di chiodi di garofano;
- prodotto film (NCPF e WCPF) tramite un processo di riscaldamento e successiva essiccazione in stampo.
Risultati chiave
- Attività antimicrobica: tutti i film contenenti olio essenziale di chiodi di garofano hanno mostrato capacità di inibire la crescita di batteri patogeni come Staphylococcus aureus, Salmonella Typhimurium e Listeria monocytogenes;
- Migliore barriera al vapore acqueo: la presenza dell’olio essenziale (idrofobico) riduce la permeabilità del film all’umidità. I risultati sono ai limiti inferiori per i film a base di amido finora sviluppati, e più che sufficienti per la conservazione di cibi freschi in un breve periodo;
- Buone proprietà meccaniche: la resistenza alla trazione e l’allungamento a rottura sono risultati comparabili ad altri studi sulle bioplastiche e, in alcuni casi, anche superiori ai polimeri tradizionali.
Perché è una soluzione migliorativa
- Riduzione dei rifiuti: gli scarti della manioca diventano una risorsa anziché un onere per lo smaltimento;
- Economia circolare: si valorizza una materia prima altrimenti inutilizzata, trasformandola in un packaging sostenibile;
- Meno plastica tradizionale: queste bioplastiche possono sostituire parzialmente i polimeri derivati dal petrolio, riducendo l’impatto ambientale;
- Maggiore sicurezza alimentare: l’effetto antimicrobico aiuta a stabilizzare i prodotti da un punto di vista microbiologico, limitando gli sprechi.
Spunti di applicazione futura
- Seppur la manioca non sia una coltura tipica in molte aree geografiche, gli stessi principi potrebbero essere adattati a scarti di altre radici e tuberi (es. patate, barbabietole), espandendo la gamma di bioplastiche sostenibili.
- L’impiego di oli essenziali da altre piante aromatiche (ad esempio rosmarino o timo) consentirebbe di diversificare le proprietà antimicrobiche dei film.
In definitiva, questa ricerca dimostra che la conversione dei sottoprodotti alimentari in materiali attivi e biodegradabili non solo è possibile, ma può rappresentare un salto di qualità per l’industria dell’imballaggio e per la riduzione dell’impatto ambientale.
La prossima sfida? Scalare questi risultati dal laboratorio alla produzione industriale, aprendo nuovi scenari per la sostenibilità e l’innovazione nel comparto agroalimentare.
Cosa ne pensate?
Fateci sapere nei commenti se ritenete che l’utilizzo di scarti alimentari per creare bioplastica possa rivoluzionare i modelli di produzione e consumo nel prossimo futuro.
Per saperne di più, potete consultare la ricerca completa qui: