Bioplastica antimicrobica dagli scarti di manioca: un’innovazione (quasi) dietro l’angolo

Vaschetta per alimenti con tre scomparti in bioplastica

Lo stato attuale

  • Gli imballaggi alimentari tradizionali a base di plastica derivata dal petrolio costituiscono una delle principali fonti di inquinamento ambientale.
  • L’industria agroalimentare, in particolare, produce ingenti quantità di scarti vegetali non valorizzati, che finiscono per lo più in discarica o nell’inceneritore.
  • Nel contempo, cresce l’esigenza di soluzioni sostenibili in grado di ridurre il consumo di risorse non rinnovabili e l’impatto della plastica sul pianeta.

La ricerca dell’Università di Belo Horizonte

Un recente studio ha indagato la possibilità di trasformare gli scarti di manioca (cassava) – in particolare le bucce esterne (periderma) e quelle interne (corteccia) – in bioplastiche attive con proprietà antimicrobiche. Il team di ricercatori ha:

  • estratto l’amido dalla manioca scartata, separando i campioni con periderma (WCP) e senza periderma (NCP);
  • formulato soluzioni filmogene a base di amido, acqua, glicerolo (come plastificante) e olio essenziale di chiodi di garofano;
  • prodotto film (NCPF e WCPF) tramite un processo di riscaldamento e successiva essiccazione in stampo.

Risultati chiave

  • Attività antimicrobica: tutti i film contenenti olio essenziale di chiodi di garofano hanno mostrato capacità di inibire la crescita di batteri patogeni come Staphylococcus aureus, Salmonella Typhimurium e Listeria monocytogenes;
  • Migliore barriera al vapore acqueo: la presenza dell’olio essenziale (idrofobico) riduce la permeabilità del film all’umidità. I risultati sono ai limiti inferiori per i film a base di amido finora sviluppati, e più che sufficienti per la conservazione di cibi freschi in un breve periodo;
  • Buone proprietà meccaniche: la resistenza alla trazione e l’allungamento a rottura sono risultati comparabili ad altri studi sulle bioplastiche e, in alcuni casi, anche superiori ai polimeri tradizionali.

Perché è una soluzione migliorativa

  • Riduzione dei rifiuti: gli scarti della manioca diventano una risorsa anziché un onere per lo smaltimento;
  • Economia circolare: si valorizza una materia prima altrimenti inutilizzata, trasformandola in un packaging sostenibile;
  • Meno plastica tradizionale: queste bioplastiche possono sostituire parzialmente i polimeri derivati dal petrolio, riducendo l’impatto ambientale;
  • Maggiore sicurezza alimentare: l’effetto antimicrobico aiuta a stabilizzare i prodotti da un punto di vista microbiologico, limitando gli sprechi.

Spunti di applicazione futura

  • Seppur la manioca non sia una coltura tipica in molte aree geografiche, gli stessi principi potrebbero essere adattati a scarti di altre radici e tuberi (es. patate, barbabietole), espandendo la gamma di bioplastiche sostenibili.
  • L’impiego di oli essenziali da altre piante aromatiche (ad esempio rosmarino o timo) consentirebbe di diversificare le proprietà antimicrobiche dei film.

In definitiva, questa ricerca dimostra che la conversione dei sottoprodotti alimentari in materiali attivi e biodegradabili non solo è possibile, ma può rappresentare un salto di qualità per l’industria dell’imballaggio e per la riduzione dell’impatto ambientale.

La prossima sfida? Scalare questi risultati dal laboratorio alla produzione industriale, aprendo nuovi scenari per la sostenibilità e l’innovazione nel comparto agroalimentare.

Cosa ne pensate?

Fateci sapere nei commenti se ritenete che l’utilizzo di scarti alimentari per creare bioplastica possa rivoluzionare i modelli di produzione e consumo nel prossimo futuro.

Per saperne di più, potete consultare la ricerca completa qui:

Foods – Film antimicrobici da scarti di cassava

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